Le canne da pesca a traina

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    Canne Traina

    Le canne da pesca a traina

    Mettere delle canne e mulinelli da pesca incassate nei portacanne della barca e trainare le lenze dietro la barca da pesca che naviga lenta, aspettando l’abboccata di un bel pesce: questa è la pesca a traina. Queste sono le grandi emozioni che provano milioni di pescatori in tutto il mondo, appassionati, appunto, per questa tecnica di pesca che all’estero viene chiamata spesso col nome anglofono di “trolling fishing”. Le canne per la pesca a traina sono per la grandissima parte canne di lunghezza inferiore ai 2,4 meri, ideate per essere abbinate con un mulinello a bobina rotante.

    Canne per pescare in mare a traina

    A seconda del tipo di prede che si vogliono catturare, la tecnica di pesca a traina può variare molto, e così anche le esche, i mulinelli, le lenze (nylon, trecciati, monel), gli assetti con cui si mettono in acqua le esche e le andature (velocità della barca da pesca). In base a tutte queste variabili si dovranno scegliere le canne da pesca a traina più adatte, che non dovranno rompersi. Le canne da traina giuste ci faranno perdere meno pesci. Le canne da traina giuste non si rovineranno in funzione della lenza che impieghiamo; proprio così, perché bisogna sapere che ci sono canne dotate di anelli e carrucole che possono non essere adatti all’uso dei fili trecciati (o multifibra) e alle lenze metalliche (o monel). Potremo optare per canne da pesca monopezzo o a innesti. Potremo optare per canne da pesca con anelli o con carrucole. Al momento di acquistare una canna ogni pescatore ne valuta il libbraggio (cioè la potenza adatta ad abbinarsi a una classe di lenza come da norme IGFA), la lunghezza e la componentistica.

    I requisiti di una canna per la pesca a traina sono diversi, spesso in contrasto tra loro. La scelta di un attrezzo di questo genere è condizionata dalle diverse specie e dimensioni dei pesci che si intendono catturare e dal tipo di traina che si vuole mettere in pratica. Infatti, la funzione principale della canna è quella di ammortizzare i violenti strattoni del pesce in fuga grazie alla sua elasticità, consentendo al mulinello di cedere filo, e in seguito di fornire la rigidità necessaria per ferrare il pesce. Durante il combattimento con la preda, queste due azioni si alternano costantemente: la flessibilità è necessaria per contrastare le fughe e permettere di avvicinare il pesce quando questo si trova a portata di raffio, mentre durante il recupero è fondamentale una buona rigidità del fusto. Il trainista deve scegliere la canna in base alle proprie esigenze. Non esiste la perfezione, ma un equilibrio più o meno adeguato tra rigidità e flessibilità. La taglia del pesce e le specie ricercate sono i principali metri di giudizio per l’acquisto dell’attrezzo. La canna da traina è composta prima di tutto dal cimino, o fusto, su cui vengono fissati i passanti guidafilo. Questi possono essere di due tipologie differenti: a carrucola o ad anello. Il cimino, nella parte inferiore, prende il nome di manico, sul quale viene fissato il portamulinello. Secondo le regole Igfa (International game fish association) la distanza tra il cimino e la sede del mulinello non deve superare i 101,60 centimetri, mentre quella tra la sede del mulinello e il calcio ha un limite massimo di 68,58 centimetri.

    Nel primo caso, canna in due sezioni, l’innesto è composto da una ghiera ad avvitamento; nel secondo si incollano le due parti tramite un incastro comune a sezione cilindrica. Esistono anche canne in due pezzi con cimino e impugnatura separati dal manico, il cui montaggio viene effettuato con incastro semplice. Il cimino, originariamente costruito in bambù refendu, viene attualmente realizzato con fibre di vetro arricchite con altre sostanze. I tipi di fusto sono due: a corpo pieno, dotato di azione “passiva”, e a corpo vuoto, con azione “attiva”. Il primo viene costruito a partire da una matrice di fibra di vetro, collocata in un apposito contenitore di alluminio nel quale viene colato del poliestere, una materia plastica termoindurente, passata successivamente nel forno. A cottura ultimata, le barre cilindriche così ottenute vengono tornite per attribuire loro la conicità desiderata. I fusti vuoti, invece, si realizzano avvolgendo un foglio di carbonio su un supporto conico in acciaio, detto mandrino. Anche i fusti vuoti vengono “cotti” in forno.

    L’azione della canna da traina

    In un attrezzo con una lieve differenza di diametro tra calcio e cimino si ottiene un’azione prevalentemente di punta; una conicità molto accentuata, invece, sviluppa un’azione parabolica. Per ottenere un effetto progressivo è importante trovare un buon compromesso, cercando il punto di equilibrio tra le due conicità. Le caratteristiche generali del corpo pieno sono costo contenuto, resistenza agli urti, elasticità, pesantezza, scarsa capacità nel restituire prontamente l’energia di deformazione accumulatasi durante l’incurvamento. Queste peculiarità ne limitano l’impiego alla traina piccola o media. Le canne a corpo vuoto, invece, sono costruite distribuendo le fibre di vetro impregnate di acido fenico sopra un’anima conica d’acciaio, passando poi il tutto in forno a temperature tra i 260 e i 360 gradi. I costruttori, in questo caso, riescono a conferire alla canna un’azione ben precisa, dimensionando opportunamente l’anima d’acciaio, intervenendo sulla quantità e qualità delle fibre di vetro oppure distribuendo in maniera differente le fibre lungo il fusto metallico. Lo spazio per i miglioramenti e le innovazioni in questo campo è notevole e questo lascia presupporre che, nonostante ci siano già stati lunghi passi in avanti in questo senso, negli anni a venire potremmo trovare nei negozi attrezzi per prede gigantesche che pesano appena quanto le attuali 20-30 libbre di fascia media.

    La potenza della canna è determinata applicando pesi al cimino fino a ottenere un’incurvatura di 90 gradi rispetto all’asse del manico. Il peso che piega completamente il cimino è il riferimento della potenza della canna, espressa in libbre (1 libbra equivale a 0,45359 chili). Si hanno così canne da 2, 4, 8, 12, 20, 30, 50, 80 e 130 libbre. Tali cifre vengono stampigliate dal costruttore sul fusto. A chi fosse in cerca di “gloria”, diciamo che il regolamento Igfa, al fine dell’omologazione di un record, non tiene conto del libbraggio della canna né del diametro del terminale o della taglia del mulinello, ma solo del carico di rottura della lenza madre.

    Le canne da traina (pesca dalla barca)

    Ogni canna da pesca a traina che trovi su Pesca Fishing Shop è accompagnata dalla propria descrizione e dalle proprie caratteristiche tecniche che ti aiuteranno a capire se è proprio quella la canna che fa al caso tuo. Se, oltre al libbraggio e oltre alla lunghezza, ci fossero altre indicazioni che non trovi ma che ti servono, o che comunque vorresti sapere, non esitare a scriverci a [email protected]. Noi vogliamo che tu riesca a capire se la canna da traina che stai guardando è proprio la canna che ti permetterà di pescare una ricciola, un tonno o una lampuga da foto ricordo.

    Passanti: anelli o carrucole?

    I passanti guidafilo sono generalmente a carrucola e dotati di supporti a “U” rovesciata per il fissaggio sulla canna. Sono composti da rulli rotanti su cuscinetti a sfera o su boccole in nylon o teflon e fissati con almeno tre robuste legature, realizzate a mano, con filo di cotone e successivamente trattate con vernici epossidiche. Per le canne dai libbraggi pesanti, si adottano guidafilo con un dispositivo di autolubrificazione. I passanti ad anello, invece, sono costruiti con materiali di prima scelta quali il carburo di silicio, l’ossido di alluminio e la pietra di titanio, materiali in grado di disperdere facilmente il calore provocato dalla veloce fuoriuscita della lenza dal mulinello e dallo strofinamento che ne consegue; solitamente questi componenti si montano su canne di modesto libbraggio. La funzione principale di tali elementi è quella di distanziare la lenza dal fusto e di guidare opportunamente la stessa evitando, per quanto possibile, il suo surriscaldamento e la sua usura nel breve periodo. Un monofilo che scorre su carrucole perfettamente oliate è meno soggetto all’abrasione e dura più a lungo. Le canne per le classi leggere montano generalmente dai 6 ai 15 passanti ad anello più il puntale, a doppio rullino; quelle per le classi pesanti, invece, recano almeno cinque passanti a carrucola più il puntale. Maggiore è il numero dei passanti, più l’angolazione a cui è sottoposta la lenza si riduce, assicurandole così un tragitto regolare.

    Sostitiamo la nostra vecchia attrezzatura!

    Già da alcuni anni, nella costruzione delle canne da traina e da pesca in generale, alle fibre di vetro si sono aggiunte fibre di grafite, boron, Kevlar o carbonio, in modo tale da rendere i fusti più leggeri, più potenti e più pronti. Le canne a corpo vuoto, rispetto a quelle a corpo pieno, presentano maggiore leggerezza, prontezza e immediatezza nel restituire l’energia accumulata durante la deformazione; la potenza di ordine superiore, però, comporta un costo maggiore, e la maggior leggerezza, unita allo spessore contenuto, rende il sistema più fragile. A parità di libbraggio, le canne vuote equivalgono a una classe superiore rispetto alle piene, proprio in virtù della maggior potenza offerta. Possono essere utilizzate per qualunque tipo di classe: ultraleggera, media, pesante e ultrapesante, perché rendono lo sforzo del pescatore più sopportabile, date le particolari dimensioni delle prede. Alla base del cimino viene applicata un’apposita impugnatura rivestita in materiale antiscivolo, generalmente in cuoio, neoprene o schiuma di lattice speciale. Le canne da traina stand-up hanno un cimino piuttosto corto, un’impugnatura e un manico sovradimensionati, il tutto in un corpo unico. Questo insieme conferisce alla canna un’azione progressiva, data la conicità poco accentuata ma molto regolare del cimino: questi attrezzi sono dedicati al combattimento con i grandi pesci senza l’ausilio della sedia ma indossando esclusivamente un apposito giubbino (in inglese chiamato harness, che significa genericamente “pettorina”).
     
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